Il caso maxi-sequestro di cosmetici, parliamone (sì, ma poco!)


Carissime... come saprete benissimo in questi giorni si fa un gran parlare del maxisequestro di cosmetici sospettati di contenere metalli pesanti in tutt’Italia.
Si parla di 400.000 prodotti ritenuti pericolosi per la salute e sequestrati per ordine della procura di Savona, dalla Guardia di finanza presso un’azienda specializzata nel settore in provincia di Perugia.

Le analisi chimico-tossicologiche dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal), effettuate su vari campioni di rossetti, fondotinta, smalti, correttori, matite per labbra o per occhi, ciprie e ombretti, reperiti dai finanzieri savonesi in alcuni negozi gestiti soprattutto da cittadini cinesi, hanno rivelato la presenza di metalli quali il nichel, il cobalto e il cromo, tutti elementi ritenuti molto dannosi per la salute.


Ho domandato ai titolari del negozietto sotto casa che vende il marchio di cui sono stati sequestrati i prodotti cosa esattamente fosse stato posto sotto sequestro preventivo: mi parlano di smalti, in primis, un solo tipo di rossetti, ciprie e fondotinta, ombretti singoli e matite, oltre che di "tutto quello che non vedi qui su questi scaffali"...
I commercianti, alterandosi un poco, mi spiegano di star pagando questa situazione in vari modi, mi raccontano di dover rassicurare clienti preoccupate e di avere, nel piccolo negozio a conduzione famigliare, uno spazio limitato dove non dovrebbero essere presenti scaffali vuoti.
Mi suggeriscono la loro teoria: "Se questo (indicando un fard compatto) è legale come fa a non essere legale quello identico che hanno portato via?" mi domanda il proprietario, con piglio vagamente polemico, "e poi io non ci credo, per me c'è dietro la *** (citando una nota casa cosmetica newyorkese) oppure la *** (citando una nota casa cosmetica parigina)...perché sai questi si fanno pagare le stesse cose molto meno! Danno fastidio!"
Nella discussione si inserisce anche la signora alla cassa:
"Sìsì e poi vedrai, c'è questa chic... chica (parla della Kiko Cosmetics) che c'ha il negozio a Genova, in centro, anche loro costano poco e hanno delle cose belle, vedrai che cercheranno di mandare giù anche quelli! Comunque io li uso e a me non hanno mai dato problemi quei trucchi, e pensa che io sono allergica ad un sacco di altri prodotti anche costosi! Per me è tutto finto, vedrai che ce li riporteranno!" Suggerisco timidamente ai miei interlocutori l'ipotesi che le quantità considerate tossiche non siano così massicce da dare problemi di salute in breve tempo, ma ritenute capaci di provocare malattie a lungo termine. Chiedo loro quando è stata l'ultima volta che hanno parlato con il rappresentante dell'azienda e mi rispondono, dopo essersi scambiati una veloce occhiata, che non risponde alle chiamate da un po'.
L'ultima volta che l' hanno sentito, però, li ha rassicurati dicendo che i prodotti sono totalmente fatti in Italia e che solo gli involucri sono stati fatti fare in Cina per conto loro ed importati per essere poi assemblati. Dicono di fidarsi ancora di lui, ma mi sembrano poco convinti.
Li saluto dicendo che su internet si parla molto di questa azienda e non mi è mai capitato di leggerne cose negative, ma che d'altra parte l'azienda stessa sembra essere sparita, racconto loro che alcune di noi hanno cercato inutilmente di contattarli, scrivendo emails e non ricevendo risposta.
Mi dicono che "Essendo un'azienda a conduzione familiare forse non hanno saputo cosa dire alla gente". Prometto loro di ripassare tra qualche giorno... "ti aspettiamo, speriamo di poterti dare buone notizie!" Li ringrazio e me ne vado con le idee poco più chiare di prima.


Aspetterò notizie ufficiali con il risultato dei controlli che le Fiamme Gialle stanno portando avanti in queste ore per trarre le mie conclusioni sull'azienda.

Qui trovate il mio articolo sulla regolamentazione dei cosmetici in Italia.

Se avete altre informazioni in merito postatele qui sotto senza alcuna remora, grazie!
(Vi chiedo come sempre di non fare illazioni e nomi non ufficiali in questo spazio, manteniamo viva la presunzione di innocenza fino a prova contraria, per favore.)


 

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